TRATTAMENTO ACQUE REFLUE E METEORICHE: FOSSE BIOLOGICHE
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Impianti di depurazione acque per pastifici

Impianti di depurazione acque per pastifici

Gli scarichi dei pastifici (e aziende caratterizzate da attività similari) devono essere considerati come acque reflue industriali ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 (art. 64, parte terza).

In caso di recapito su suolo lo scarico deve rispettare i limiti di emissione della tabella 4 dell’allegato 5 al Decreto.

Riportiamo nella tabella sotto sia i valori riscontrati in un caso precedentemente affrontato che i principali limiti di emissione. Si evidenzia anzitutto come tutti i parametri siano nettamente più alti rispetto ai limiti normativi di emissione e che l’impianto deve rimuovere (oltre ai solidi sospesi e alle materie organiche) anche i composti azotati, il fosforo e i tensioattivi.

In tabella non sono riportati i valori di grassi e olii vegetali, la cui rimozione va effettuata in fase di pre-trattamento tramite un degrassatore.

Il ciclo operato dall’impianto prevede un pretrattamento, un trattamento biologico, una linea fanghi di supero e un trattamento finale di disinfezione.

Parametri

Rilevati (mg/l)

Limiti (mg/l)

Solidi sospesi

310

25

BOD5

550

20

COD

800

100

TKN

45 -

Azoto Nitrico

30 -

Fosforo

17 2

Tensioattivi

16 0,5

Nella prima fase, come già accennato, il refluo fresco presenta solitamente un certo tenore di sospensioni leggere flottanti (grassi e olii naturali) e pertanto va prevista l’adozione di un degrassatore, che va dimensionato in base alla portata idraulica di picco e che può essere ricavato in un primo vano della vasca monoblocco preposta anche a contenere i trattamenti successivi.

Si riporta nella figura sotto lo schema di trattamento adottato.

Impianti di depurazione acque per pastifici

Una volta degrassate le acque vengono accumulate nel bacino di bilanciamento idraulico delle portate. Questo si rende necessario in quanto si tratta generalmente di scarichi caratterizzati da una certa discontinuità sia quantitativa (si concentrano infatti nelle 8-10 ore di lavorazione) che qualitativa (le concentrazioni sono spesso molto variabili in base alle fasi di lavorazione dei vari prodotti). Pertanto in questo passaggio il refluo viene accumulato per essere rilanciato ai successivi trattamenti con portata costante ed equalizzata nelle 24 ore e contemporaneamente omogeneizzato ad opera di un ricircolo operato dalla stessa pompa di rilancio.

Il vero e proprio abbattimento delle sostanze carboniose e azotate avviene in un reattore a schema “nitro-denitro”, operato da un complesso composto da un bacino anossico ed uno aerobico combinati ovviamente ad un sedimentatore secondario. Per quanto riguarda il fosforo, se le sue concentrazioni sono tali da non riuscire ad essere rimosse grazie a questo processo, si deve effettuare una rimozione con precipitazione chimica mediante l’aggiunta di additivi (generalmente sali di ferro o alluminio) direttamente in questa fase del processo (nello schema tale trattamento non è riportato per questioni di semplificazione): il precipitato risultante sarà rimosso insieme al fango biologico di spurgo.

Il fango di supero va raccolto in un apposito vano o in alternativa (come già accennato e come indicato nello schema riportato sopra) accumulato nella fossa Imhoff preposta alla sedimentazione primaria mediante la manovra delle apposite valvole manuali sul circuito di ricircolo del fango raccolto sul fondo del sedimentatore secondario. Quest’ultimo (del tipo a flusso verticale) è attrezzato con una tramoggia di fondo che ospita la pompa di ricircolo del fango, un deflettore cilindrico verticale e una canaletta di sfioro in acciaio inox, nella quale è innestata la tubazione di uscita dell’acqua depurata.

Poiché si fa riferimento alla succitata tabella 4, si rende necessario un trattamento finale di disinfezione, solitamente operata con l’addizione di ipoclorito di sodio.

L’unità di trattamento del fango di supero è costituita dal vano di accumulo e digestione anaerobica della fossa Imhoff (ove presente) o da un apposito vano dotato di troppo pieno comunicante con il bacino anossico o con quello di bilanciamento per l’immissione dell’eventuale surnatante nella linea di trattamento. 

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